Sanità lombarda in panne
SIMONE NEGRI • Consigliere Regione Lombardia
Meno di una prescrizione urgente su due è affrontata nei tempi. Basta un dato, relativo al primo semestre 2025 e portato a conoscenza pubblica dai colleghi Fragomeli, Borghetti e dal capogruppo Majorino, per spiegare in che stato versi la sanità lombarda. Riguarda le prestazioni urgenti, quelle da erogare entro 72 ore. Queste rappresentano solo l’1,55% del totale, una minima parte. Dovrebbero avere priorità assoluta.
Dovrebbero perché succede che solo il 41,6% di queste – 4 su 10 – viene effettivamente erogato dal servizio sanitario regionale nei tempi previsti. Andando oltre le 72 ore si arriva a un misero 5 e rotti (56,6%).
Delle restanti prescrizioni a cui non è stata assicurata risposta – 115.000 su 264.000 – si perdono le tracce. Di certo c’è una fetta della solvenza. Di certo, c’è chi decide di non farsi curare, mettendo a rischio la propria salute e probabilmente la vita.
A ciò si aggiunga che le poche prestazioni erogate in urgenza – le 4 su 10 – sono in gran parte a carico della sanità pubblica (71%) mentre la galassia del privato convenzionato, quello che era l’architrave del modello formigoniano, si attesta a meno del 30%.
La crisi del modello sanitario lombardo
Dov’è la famosa parità pubblico-privato se le urgenze pesano quasi esclusivamente sulle spalle del pubblico?
In crisi è il modello. Non funziona più. È superato. Non ne faccio una questione ideologica, ma è l’evidenza, si tocca con mano.
Per questi motivi abbiamo presentato la nostra proposta di legge di iniziativa popolare, accompagnata da oltre 100.000 firme. La discuteremo martedì 21 ottobre in aula in contemporanea a una manifestazione nella piazza della Stazione Centrale.
Vogliamo che sia un momento importante. Dateci una mano.
