GAS: la spesa che fa bene
PIERANGELO ROVELLI
Nell’attuale economia globalizzata la filiera, ovvero la catena di passaggi produttivi e distributivi che separano il produttore dall’acquirente e consumatore finale, è diventata sempre più lunga. L’impatto ambientale legato ai trasporti e agli imballaggi è sempre più severo. Sul nostro territorio esistono già da tempo realtà e iniziative che mirano a ridurlo e a rilanciare un modello di consumo più etico, solidale e sostenibile.
Sono i GAS (gruppi di acquisto solidali), ovvero gruppi di cittadini. Eliminano le intermediazioni, semplificando e ottimizzando le fasi di trasporto e distribuzione. Si organizzano per comprare direttamente dai produttori. Sostengono quindi la filiera corta e, in generale, perseguono obiettivi di solidarietà, eticità e sostenibilità.
I GAS non sono semplici forme di risparmio collettivo. Promuovono un’economia più equa, la tutela dell’ambiente e la creazione di legami sociali all’interno delle comunità. I gruppi di acquisto solidale sono una realtà tipicamente italiana, che ha visto la luce a metà degli anni 90. Il merito della creazione del primo GAS, avvenuta nel 1994, va a una rete di famiglie di Fidenza, in provincia di Parma. Ha intuito che relazionarsi direttamente con i produttori era un’opportunità per entrambe le parti. Era anche un’occasione per acquistare e distribuire autonomamente cibi sani, di qualità, il più possibile a “chilometro zero”, riducendo gli imballaggi.
L’esempio fu seguito successivamente anche da altri “gruppi solidali” in Emilia Romagna. Si è poi diffuso a macchia d’olio anche nelle altre regioni d’Italia, in particolare in Lombardia e nell’area milanese.
Nel 1997 la nascita di Retegas
Una tappa fondamentale della storia dei GAS fu nel 1997 la nascita della rete dei gruppi d’acquisto solidali (Retegas). Ha contribuito al loro sviluppo e alla loro diffusione nonché al prezioso scambio di informazioni su prodotti e produttori. Altro momento importante è stato il 2007-2008, quando gli aspetti legali e fiscali dei GAS sono stati ufficialmente formalizzati. L’attività dei gruppi di acquisto solidali è stata infatti dichiarata come non commerciale e i GAS «soggetti associativi senza scopo di lucro costituiti al fine di svolgere attività di acquisto collettivo di beni e distribuzione dei medesimi con finalità etiche, di solidarietà sociale e sostenibilità ambientale».
l boom dei GAS in Italia si è registrato soprattutto tra il 2018 e il 2020. Oggi questo fenomeno non solo non si arresta, ma evolve. Si consolida e si rafforza, anche a livello organizzativo. Negli ultimi anni e, in particolare, nel periodo della pandemia, è avvenuta una ulteriore trasformazione dei gruppi di acquisto. Hanno assunto una forma sempre più digitale e 2.0, grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie e al consolidarsi di strumenti social quali i gruppi di Facebook e Whatsapp e la diffusione delle tecnologie di videoconferenza.
E poi i GAS condominiali
Un’altra interessante novità di quel periodo è stata la nascita di “GAS condominiali”. Sono gruppi di acquisto nati dalla solidarietà tra vicini di casa e dalla volontà di aiutarsi a vicenda per la spesa settimanale in una situazione di difficoltà di accesso ai centri tradizionali di acquisto.
La maggior parte dei GAS nasce sotto forma di gruppo spontaneo. Crescendo di dimensioni alcuni gruppi adottano poi forme organizzative più strutturate, costituendosi per esempio in associazioni. I GAS possono avere origine molto diversa. Possono nascere dall’idea di un gruppo di amici o conoscenti, oppure da altre esperienze associazionistiche, o di consumo critico o politiche, come quelle delle botteghe di commercio etico. Generalmente, i componenti dei GAS son persone già attive in ambito sociale. Il fatto che chi fa parte di un GAS faccia parte di altre organizzazioni tende a mantenere questi gruppi aperti verso l’esterno.
Come si gestisce un GAS
Una cosa che può sfuggire a una osservazione iniziale è la difficoltà che la gestione di un GAS comporta sia nel processo di individuazione dei fornitori. Devono osservare i principi fondanti del movimento: il rispetto dei lavoratori dipendenti, l’attenzione alla salute, la solidarietà, la sostenibilità, i metodi biologici e rispettosi della natura…, il km zero nella gestione degli ordini. Quest’ultima attività all’interno dei GAS richiede un forte coinvolgimento dei “gasisti”. Così si chiamano tra loro i componenti dei GAS. È necessario che, per ogni prodotto sia individuato, su base volontaria, un responsabile, o referente, dei rapporti con il fornitore di quel prodotto. L’obiettivo in fondo è coinvolgere nella gestione del GAS il maggior numero di soci.
In sintesi possiamo dire che sono obiettivi dei gruppi di acquisto:
- PROMUOVERE UN CONSUMO CRITICO E CONSAPEVOLE
I membri del GAS sono invitati a riflettere sulle proprie scelte di consumo. Privilegiano prodotti di qualità, a basso impatto ambientale e con un prezzo equo. - SOSTENERE L’ECONOMIA LOCALE
Il GAS acquista da piccole aziende agricole e artigiane del territorio prodotti biologici a costo inferiore e il più possibile “a chilometro zero”. Contribuiscono così a mantenere vive le economie locali. - CREARE UNA COMUNITÀ
Il GAS è un luogo di incontro e di scambio tra persone. Condividono gli stessi valori e l’obiettivo di un consumo più critico. Le attività del gruppo sono decise in modo partecipativo e tutti i membri sono invitati a contribuire attivamente.
Verifiche e controlli dei produttori
Nel GAS ogni prodotto o produttore ha un “referente”. È un socio che visita periodicamente il produttore. Si occupa a scadenze fisse di raccogliere gli ordini, governare le consegne e gestire i pagamenti. Gli ordini possono essere raccolti tramite email e chat condivise. Nelle forme più organizzate e tecnologiche, tramite piattaforme web o applicazioni di e-commerce. Per garantire la freschezza dei prodotti acquistati, le consegne vengono programmate ed effettuate a cura del produttore o direttamente o tramite corriere presso una sede di raccolta del GAS o altra sede stabilita in accordo.
I GAS dunque prediligono i piccoli produttori, per sostenere l’economia locale. Spesso tra i criteri di selezione influiscono anche la disponibilità a visite e incontri. Vengono tenute in conto, naturalmente, le caratteristiche dell’azienda e dei prodotti, tra cui eventuali certificazioni. Non sono richieste obbligatoriamente perché richiedono al produttore costi elevati. Si concorda quindi a volte la collaborazione sulla base di visite di verifica delle modalità di produzione, stoccaggio e distribuzione. Sono incluse anche le condizioni di trattamento dei lavoratori.
Sebbene non sia mai stato effettuato un censimento sul territorio, si stima che tra quelli in qualche modo censiti dalle reti locali e quelli non registrati i GAS in Italia siano più di 2000. Questo modello ha preso piede soprattutto al Nord, e in particolare in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e Toscana.