Messico un caso di narco-Stato
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Messico: un caso di narco-Stato?

SAMUELE ARSILLO • LAUREATO IN SCIENZE DELLA COMUNICAZIONE E SPECIALIZZANDO IN SCIENZE POLITICHE E DI GOVERNO

Diversi studiosi e giornalisti considerano lo Stato messicano come un possibile caso di narco-Stato o narco-democrazia. Un classico esempio di “buco nero geopolitico”. È un paese in cui la criminalità è riuscita a depauperare in maniera capillare le funzioni dello Stato. Ha creato le premesse per insinuare un nuovo sanguinario feudalesimo retto dai capi dei vari clan criminali dominanti.

Il marasma sociale, economico e soprattutto politico dispiegatosi in Messico rappresenta un elemento strutturale di difficile sradicamento. La collusione sistematica tra i cartelli della droga e l’apparato politico-istituzionale dello Stato, la povertà dilagante – specie dopo l’entrata in vigore dell’accordo di libero scambio nordamericano nel 1994 (NAFTA, North American Free Trade Agreementoggi USMCA) – che sovente porta i giovani messicani a entrare nei circuiti dell’economia sommersa e l’elevato tasso di corruzione in seno agli organi di giustizia e di polizia sono solo alcuni degli indicatori che permettono di discernere ciò che sta realmente accadendo in quel territorio.

L’uso ricorrente e strategico della violenza

Tuttavia, uno dei maggiori problemi di questa caotica situazione è l’uso ricorrente e strategico della violenza da parte della criminalità organizzata messicana. Si impone territorialmente, socialmente, culturalmente e politicamente nelle aree geografiche considerate nodali per la produzione e il transito di sostanze stupefacenti (plazas). L’ausilio delle armi e di comportamenti intimidatori è divenuto ormai un modus vivendi per i narcotrafficanti.

Violenza di sorta e corruttibilità dei pubblici funzionari hanno nelle ultime due decadi acuito il grave fenomeno della desaparición e della desaparición forzada. Quest’ultima avviene quando l’autorità statale è direttamente coinvolta nella sparizione. In questo quadro, è interessante notare il nesso tra desaparición e contrabbando di migranti. Talvolta può accadere che il controllo del traffico illecito sia gestito interamente dalle organizzazioni criminali. È il caso di Los Zetas. Altre volte i migranti vengano arrestati lungo il loro tragitto da poliziotti corrotti e ceduti clandestinamente ai cartelli della droga. Questi in un secondo momento possono servirsene per scopi illeciti. Costringono al lavoro forzato uomini e bambini o alla prostituzione le donne. Estorcono anche ingenti somme di denaro dalle rispettive famiglie.

Paradossalmente più le forze dell’ordine rintuzzando il numero di accessi negli Stati Uniti più si inasprisce la competizione violenta tra le organizzazioni criminali per prendere il controllo dei canali rimanenti (fattori esogeni). 

Le mobilitazioni alla ricerca delle persone scomparse

Secondo il Registro nazionale delle persone scomparse e non localizzate (RNPDNO) il numero di desaparecidos dal 1962 a oggi si aggirerebbe intorno alle 120.000 vittime. Buona parte sono uomini adulti o giovani ragazzi di età compresa fra i 15 e i 19 anni. Cartina di tornasole di questa impasse generale si può ricondurre ai dati preoccupanti sul livello di impunità nel paese. Sono solo 36 i casi in cui i responsabili sono stati condannati per il reato di sparizione. Di fronte a tali soprusi e ingiustizie la società civile messicana nel XXI secolo si è organizzata a livello nazionale. Ha dato vita a diverse esperienze significative di resistenza.

Il clima di totale sfiducia nei confronti delle autorità giudiziarie ha spinto i cittadini, soprattutto donne, a mobilitarsi all’interno di collettivi. L’obiettivo ultimo è supplire al sostanziale immobilismo dello Stato nel promuovere le ricerche e le indagini delle persone scomparse. In particolare si segnala il Movimento dei familiari delle vittime e dei desaparecidos. Più in generale, si può asserire che a un aumento della violenza – divenuta, a partire dalla seconda metà degli anni Novanta del secolo scorso, sempre più disparata nelle forme e nelle modalità – sia corrisposto un humus propizio alla nascita di un nuovo Zeitgeist tra la comunità messicana più attiva.

La fine del monopolio politico del PRI

Come si percepisce dalla rapida analisi proposta lo Stato messicano è un coacervo di interessi centrifughi. Nulla hanno a che vedere con il raggiungimento del bene comune. La connivenza delle autorità pubbliche talvolta si traduce in un rapporto di complicità tra attori statali e non statali. Non di rado può accadere anche che siano i cartelli stessi a dirigere l’assetto economico, sociale e politico dello Stato nel quale riescono a penetrare. È il caso, per esempio, di La Familia Michoacana e Los Caballeros Templarois nei municipi dello Stato del Michoacán.

Il graduale processo di democratizzazione e l’elevata corruttibilità delle istituzioni hanno contrassegnato l’ultimo decennio del Novecento. Hanno portato a un disorientamento elettorale dei cittadini messicani. Il monopolio politico da parte del PRI (Partito Rivoluzionario Istituzionale) è durato 71 anni. Dal 2000 in poi gli Stati Uniti del Messico sono andati incontro a un’alternanza degli incarichi di governo. Dal 2018 a oggi con le amministrazioni di Andrés Manuel López Obrador (AMLO) prima e Claudia Sheinbaum poi il paese è sotto la guida del partito Morena (Movimento di Rigenerazione Nazionale). 

Smarrimento ma anche nuove speranze

Per concludere, questo senso di smarrimento collettivo che affligge il popolo messicano è indubbiamente figlio dello smottamento politico-economico verificatosi sul crinale tra XX e XXI secolo – la polverizzazione del cartello di Guadalajara e la proliferazione di cartelli minori, l’entrata in vigore del NAFTA e le sue ripercussioni sul tessuto sociale messicano, la fine della pax mafiosa e lo sgretolamento della “dittatura perfetta” – il cui effetto immediato è palmare. È l’emigrazione legale e/o illegale di una parte della popolazione verso posti più sicuri, fase transeunte del processo.

Come capita in ogni paese in alcune fasi storiche, c’è un’altra percentuale di quello stesso popolo che ha assunto un atteggiamento proattivo verso il futuro. Sono attive associazioni, fondazioni, ONG, iniziative e progetti. Confidano nel cambiamento e non sono disposti a lasciare la propria terra anche a costo della vita.

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